Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.
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Rieccoci ad un nuovo appuntamento alla scoperta di Pantalica.
Come ben saprai, Pantalica, è un altipiano circondato da circa 5000 “buchi” scavati artificialmente sul costone di roccia. In realtà non sono semplici buchi, ma delle grotte, veri e propri capolavori, scavate dall’uomo millenni fa.
Proprio per questo – secondo alcune fonti – Pantalica deriva dall’arabo Buntarigah che significa appunto grotte.