Questo è il mio primo articolo sul blog di Scopri Pantalica e, come tale, ho pensato molto a cosa scrivere.
Innanzitutto mi presento, sono Alessandro Matera, appassionato e studioso di Pantalica. Con il team di Scopri Pantalica, abbiamo deciso di dedicarci alle escursioni guidate sul meraviglioso mondo di Pantalica e sull’annessa valle dell’anapo.
Le nostre escursioni sono specializzate sui magici luoghi segreti di Pantalica che molti non conoscono e di conseguenza le escursioni sono incentrate sul trasmettere un’esperienza diversa da quella che possono darvi le altre guide “specializzate su tutto”.
Noi abbiamo scelto di valorizzare il nostro territorio perchè Pantalica non è una semplice escursione, ma un viaggio attraverso la storia dell’uomo. Un viaggio che parte dai Sicani ed arriva sino ai giorni nostri.
Un viaggo che va approfondito bene e solo chi conosce perfettamente la storia può realmente trasmettere sensazioni ed emozioni uniche ed avvincenti come, appunto, la storia di Pantalica.
Come dicevo all’inizio, non sapevo bene cosa scrivere come primo articolo perchè su Pantalica c’è molto da dire. Si può parlare delle tantissime tombe, come sono state costruite, chi le ha costruite, quando…
Si può parlare dell’Anaktoron, il misterioso palazzo del principe, l’unica struttura artificiale presente sul posto, costruita con pietre che geologicamente non provengono da Pantalica. (Non pensare agli alieni, sono pur sempre pietre terrestri!).
Si può parlare degli oratori rupestri di età bizantina, dei suoi monaci, ma la cosa che credo sia fondamentale raccontare, è la storia di Pantalica.
Cercando sui vari libri che trattano di Pantalica – tra i quali quelli di Paolo Orsi e Luigi Bernabò Brera – e sull’immenso mondo di internet, ci sono alcuni punti discordanti sui vari avvenimenti e sui vari personaggi che si sono succeduti.
Io ho cercato di prendere spunto un pò da tutti ed ho cercato di ricostruire la storia che più si avvicina a tutti gli studi precedenti.
Come tutte le storie, mi piacerebbe che questa iniziasse così:
C’era una volta, tanto tempo fa…
– Fa sempre un bell’effetto no?! –
un popolo, i Sicani, che si stabilì nella città marittima di Thapsos all’incirca nel XIV secolo a.C. quindi tra il 1400 a.C. e il 1301 a.C.
Thapsos, situato sulla penisola di Magnisi, vicino Priolo Gargallo in Provincia di Siracusa, era uno dei centri di scambio commerciale tra la Sicilia e la Grecia e, per la precisione, con Micene.
Difatti qui sono stati ritrovati molti reperti di origine Micenea, indice di un forte commercio fra le due popolazioni.
Qui sono presenti alcune necropoli molto simili a quelle più antiche di Pantalica, scavate nella roccia.
Nello stesso periodo i Siculi, un popolo proveniente probabilmente dalla penisola Balcanica, dove è dedito alla raccolta del grano – infatti prendono il nome da “secare” strumento che utilizzavano per falciare il grano – scappano dai Balcani a causa probabilmente di un popolo che vuole conquistare la penisola.
Così si spostano in continuazione cercando terre da poter sfruttare. Vanno dalla Spagna fin qui in Italia. Nella zona vesuviana cambiano il loro stile di vita e, da semplici contadini, si trasformano in pescatori e naviganti.
Così si dirigono in Sicilia e i pirati Siculi assediano la città di Thapsos radendola al suolo nel 1340 a.C circa.
Gli abitanti superstiti di Thapsos scappano da una città ormai in assedio e cercano così rifugio nell’entroterra siciliano.
Possiamo immaginare ancora oggi il terrore di quelle persone costrette ad abbandonare il loro paese natale per scappare in un posto sconosciuto, senza dimora.
Un viaggio molto simile a quello che intraprendono oggi i poveri immigrati clandestini che scappano dalle coste Africane per sfuggire dalla fame e dalla guerra.
Pensate ai poveri Sicani, deturpati delle loro abitazioni, costretti a fuggire con i loro familiari, i loro bambini e le poche cose che sono riusciti a prendere, che scappano sperando in un posto più sicuro.
Sapendo di aver perso ormai tutto.
La loro fuga li fa inoltrare nell’entroterra, alla ricerca di un luogo che sia una naturale fortezza e che, quindi, li possa difendere dagli attacchi dei Siculi e dai nemici in genere. Così si imbattono in un altipiano circondato da due fiumi che formano profonde gole tutto intorno ad esso, con un unico punto d’accesso.
Stiamo parlando di Pantalica, una fortezza naturale che permette il controllo della zona e limita l’ingresso dei nemici in un solo punto, la Sella di Filiporto. Pantalica, avvolta dai fiumi Anapo e Calcinara, non era soltanto un ottimo rifugio, ma anche la terra promessa dove finalmente i Sicani possono stabilirsi e rifornirsi di acqua proprio dai due fiumi.
Qui a Pantalica il principe Sicano decide di costruire la propria dimora: L’Anaktoron, l’unica costruzione presente sul sito, alla quale dedicherò un articolo a sè, sembra essere di origine micenea in quanto i sicani, abili scultori delle rocce, non avevano le capacità tecniche per una costruzione del genere. Si pensa quindi che, durante gli scambi commerciali con Micene, a Thapsos, gli scambi non erano costituiti solamente da oggetti di valore, ma anche di persone e di conseguenza da schiavi.
Si pensa quindi che l’Anaktoron sia stato costruito da schiavi sotto la direzione di qualche tecnico miceneo su ordinazione del principe Sicano.
Oltre l’Anaktoron, non abbiamo riscontri di altre costruzioni di questa età quindi, probabilmente, i Sicani costruirono le loro abitazioni con materiali leggeri che il tempo (o le invasioni successive) hanno distrutto. Come per Thapsos, si pensa che i Sicani abitavano in piccole capanne di legno circolari tutte intorno all’Anaktoron.
I Sicani vivevano principalmente di pastorizia e agricoltura ed hanno continuato la tradizione funebre iniziata a Thapsos, cioè la costruzione delle necropoli a grotticella sui costoni della montagna. L’unica continuità con la loro terra ormai perduta, un modo per mantenere la tradizione violata dai Siculi.
Ed è proprio qui a Pantalica che si ha la massima rappresentazione della continuità del culto dei defunti, un viaggio che continua dopo la morte e che rimane immutato fino ai nostri anni. Circa 5000 tombe costruite a partire dal XIII secolo a.C, – 3300 anni fa!
Tombe spettacolari scavate sui costoni della montagna. Proprio su queste gole, create dallo scorrere dei fiumi, i Sicani per primi sfoggiano tutta la loro maestosità. Non doveva essere certo facile scavare le grotte appesi a penzoloni nel vuoto. A maggior ragione utilizzando strumenti molto rudimentali come le asce in pietra per scavare la roccia.
Adesso però ritorniamo sui passi della storia della più grande necropoli del mediterraneo.
I Siculi, che si erano appropriati di Thapsos, continuano la loro espansione alla ricerca di terreni da coltivare, così si imbattono in Pantalica tentando di conquistare il territorio Sicano.
Probabilmente i Sicani non erano un popolo propenso alle battaglie e, nonostante la natura strategica e difensiva di Pantalica, loro si dovettero arrendere all’imponenza dei Siculi.
Siamo nel XI secolo a.C (1100 – 1001 a.C) e sembra che ci sia stata inizialmente una convivenza tra Sicani e Siculi. Questi ultimi cercano pure di imitare le tombe Sicane, ma lo fanno in malo modo, infatti abbiamo delle tombe di età Sicana-Sicula molto più grezze di quelle di età precedente.
I Siculi poi, ormai del tutto integrati con i Sicani, decidono di costruire le loro necropoli di dimensioni più grandi rispetto le precedenti.
In questo periodo si pensa che si incrementò il commercio con le civiltà Greche che stavano cominciando ad invadere la costa orientale della sicilia e quindi anche la città di Siracusa.
Giunti a Siracusa, i Greci cercarono anche di invadere l’entroterra e iniziò una lunga battaglia tra Greci e Siculi a Pantalica. La battaglia durò molto tempo a causa delle abilità militari dei Siculi, ma anche per la roccaforte naturale di Pantalica dove, nell’unico punto facilmente accessibile – la sella di Filiporto – , venne costruito un fossato per ridurre, ancora di più, l’accesso dei nemici.
I Greci però ebbero la meglio e Pantalica fu distrutta completamente nel IV secolo a.C. (400 – 301 a.C.).
Dopo la vittoria Greca, gli abitanti di Pantalica superstiti si trasferirono nella vicina Palazzolo Acreide, mentre Pantalica fu abitata soltanto da pastori e contadini.
Quindi la vita a Pantalica cessa quasi completamente e rimane così per circa 14 secoli, ben 1400 anni!!!
Possiamo immaginare un pastore che si ritrova sul pianoro di Pantalica, magari vicino al palazzo del principe, che osserva il silenzio eterno delle 5000 tombe tutte intorno a lui.
Niente lo disturba, se non il vociare del vento e il canto degli uccelli solitari.
Lì dove per circa 700 anni vi sono succeduti Sicani e Siculi, dove i bambini scendevano al fiume per giocare con la fresca acqua, non rimane più nulla se non lo sguardo dei tantissimi defunti che la sorvegliano.
Soltanto nel VIII secolo d.C succede qualcosa che fa ritornare la vita a Pantalica.
In questo periodo, in piena età bizantina, gli Arabi sbarcano in Sicilia e iniziano la loro conquista.
Contemporaneamente Papa Leone III aveva emanato una legge che aboliva tutte le raffigurazioni e gli oggetti sacri, perseguitando chi li raffigurava o li teneva in casa.
Molto più probabilmente per l’arrivo degli Arabi che per la fuga dovuta alla persecuzione di Papa Leone III, alcuni monaci seguiti dalle famiglie, cercarono riparo in Pantalica dove trasformarono alcune grotte in villaggi rupestri e oratori.
Di questi villaggi e chiesette bizantine ricordiamo S. Micidiario, S. Nicolicchio, La grotta del Crocifisso e Cavetta.
In questo caso i bizantini utilizzarono i sepolcri scavati 2000 anni prima del loro arrivo. Modificandoli e talvolta lasciando intatte alcune reliquie trovate nelle tombe. Come a voler ringraziare chi aveva tenuto per loro quei rifugi per così tanto tempo.
Si hanno notizie di vita a Pantalica anche in età Normanna nel 1092 d.C.
Poi pian piano Pantalica viene abbandonata per le formazioni di centri abitati più agevoli nelle vicinanze.
La storia di Pantalica è lunga quasi 2500 anni ed oggi è possibile ripercorrere tutte le sue tappe visitando l’immensa necropoli.
Quando si visita Pantalica sembra essere tornati indietro nel tempo, ascoltando lo stesso silenzio che sentivano i pastori dopo l’abbandono di Pantalica in età Greca.
Una maestosità di tombe a strapiombo sul fiume dove è ancora oggi possibile immaginare le persone che si calavano dall’alto nell’intento di dare una degna e immortale sepoltura ai propri cari.
Doveva essere molto triste osservare dal pianoro la lenta discesa del feretro dal ciglio dello strapiombo alto più di 200 metri fino a dentro il loculo.
Ripercorrere le stesse emozioni, sentire gli stessi profumi della storia è oggi possibile grazie al nostro servizio di guida.
L’unica guida che ha inventato la macchina del tempo che ti riporta proprio nel XIII secolo a.C. dove gli unici superstiti di Thapsos trovano rifugio in quella sperduta Pantalica, l’unica roccaforte adatta a proteggere ed ospitare quelle famiglie tormentate dalla guerra e dagli assedi dei nemici.
Gli stessi nemici che poi diventeranno loro compagni di avventura a Pantalica, dove conviveranno per qualche secolo riuscendo anche a far rifiorire quella collina intensificando gli scambi commerciali con la Grecia, la stessa che, da li a breve, irrompe a Siracusa e si inoltra proprio a Pantalica facendo tabula rasa della vita.
Rimane solo qualche pastore per molto tempo finchè i cattolici Bizantini, scappando dagli Arabi, trasformano i luoghi dove dimorava la morte, in luoghi di vita e di culto. Luoghi che saranno ancora abitati per lungo tempo.
Se vuoi rivivere la storia di Pantalica, passo dopo passo, con una guida attenta alle tue esigenze, che ti farà ripercorrere la stessa strada che facevano millenni fa Sicani, Siculi, Greci e Bizantini, che ti farà sentire gli stessi profumi e la stessa brezza del vento che accarezzava i volti dei bambini mentre giocavano nelle acque dell’Anapo, non ti resta che contattarci qui.
Alla prossima!
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